22. mar, 2017

Testo

LE RIFORME AL SERVIZIO DEL POPOLO O IL POPOLO AL SERVIZIO DELLE RIFORME ?

 

Uno dei tormentoni degli ultimi venti anni sono le riforme. Il Socialismo italiano si divide nel diciannovesimo secolo tra i riformisti che vogliono fare le riforme per cambiare il sistema e i massimalisti che vogliono cambiare il sistema per fare le riforme. Benito Mussolini che di socialismo se ne intende dice, riguardo ai riformisti, “ vogliono l’alternativa nel sistema, non l’alternativa al sistema”. Comunque le riforme di secoli XIX e della prima metà del XX secolo, sebbene i riformisti si limitassero a migliorare le condizioni dei lavoratori senza redistribuire la ricchezza, portano dei miglioramenti alle condizioni di vita dei dipendenti sia pubblici che privati. Il cancelliere Bismarck introduce le pensioni obbligatorie, le assicurazioni relative agli infortuni sul lavoro dando origine al capitalismo renano che si differenzia da quello americano proprio per lo Stato Sociale. Il Regime Fascista introduce in Italia la copertura pensionistica obbligatoria , la tutela della maternità, gli assegni familiari, le assicurazioni obbligatorie sulle malattie e sul lavoro, un sistema di incentivi ai non abbienti e ai meritevoli per aiutarli a proseguire negli studi e tanti altri provvedimenti di giustizia sociale. Lo Statuto dei lavoratori, adottato in Italia negli anni settanta, dispone  importanti provvedimenti legislativi a beneficio dei prestatori d’opera. La Gran Bretagna organizza un sistema di protezione sociale che qualcuno definisce “dalla culla alla tomba”. I paesi del Nord Europa guidati da partiti socialdemocratici forniscono ai cittadini numerose prestazioni assistenziali con una notevole efficienza e  in alcuni campi che da noi sono totalmente affidati ai privati perciò a pagamento. La Repubblica Federale Tedesca eroga delle eccellenti assicurazioni sanitarie, anche in settori come l’odontoiatria, dove in Italia lo Stato è praticamente assente. Le cose cambiano radicalmente dalla fine degli anni settanta. Si invoca il mercato. Il pensiero unico liberista sostiene che lo Stato non può sostenere i costi della protezione sociale. Iniziano, in tutto il mondo i tagli alla spesa pubblica. Il Primo Ministro britannico Margaret Thatcher inizia il suo mandato nel 1979 e demolisce lo Stato Sociale britannico. Quando nell’ormai lontano 1997 avviene il cambio della guardia a Downig street, indirizzo del governo inglese, con il laburista Tony Blair le cose non cambiamo anzi … Del resto scrissi un articolo sull’allora capo dei laburisti britannici che si rivela, purtroppo vero. Il mondo socialdemocratico si dimostra altrettanto subalterno al capitalismo quanto i liberali come  Margaret Thatcher e Ronald Reagan. L’Italia non si smentisce, basta pensare a Dalema, Bersani per non parlare di Renzi. La globalizzazione vede l’affermarsi di due schieramenti quello liberale e quello socialdemocratico. Entrambe queste fazioni perseguono la riduzione dello Stato Sociale. Si introduce il sistema contributivo nelle pensioni che penalizza i lavoratori in quanto si calcola la pensione sulla media dei contributi senza tenere conto che l’alta inflazione del periodo compreso tra gli anni cinquanta e l’inizio degli anni novanta rende queste cifre inadeguate. Molte prestazioni sanitarie non sono più offerte dal servizio pubblico e sono riservate ai pochi che se li possono permettere. Per quanto riguarda il lavoro si introduce la “flessibilità”  consentendo il diritto di licenziare, al limite con un modesto risarcimento economico, anche senza giusta causa. L’Unione Europea, il fondo monetario internazionale, i baroni universitari invocano le riforme come unico modo per superare la crisi. Lo scopo di una riforma dovrebbe essere quello di migliorare le condizioni di vita. Purtroppo è il contrario. Ogni presunta riforma rende sempre più dura la vita dei cittadini. Le riforme dovrebbero essere al servizio della comunità, invece si verifica l’opposto ! Un luogo comune dice che queste iniziative, seppure dolorose, sono la conseguenza della crisi economica. La verità e che sono proprio le cosìdette riforme a creare o a incentivare la crisi. Poiché si possiede sempre meno risorse economiche diminuiscono i consumi e quindi la crisi diventa sempre più devastante. Quando manca la SOVRANITA’ MONETARIA è naturale che appartenendo la valuta alle banche e non, come insegna Ezra Pound, al popolo siamo tutti debitori. Quindi le banche si impadroniscono dei nostri beni in cambio di una cartamoneta che non ha alcun valore o, peggio ancora di una valuta elettronica virtuale.

Una domanda sorge spontanea come invertire questa tendenza? Non è impossibile! Tornare al SOCIALISMO e alla NAZIONE. Un Socialismo inteso come “il prevalere degli interessi generali su quelli particolari”. La Nazione vista come una comunità dove un gruppo unito da una storia e da un’origine comune diventa artefice del proprio destino e dispone dei propri beni. Tornare alla Sovranità monetaria, senza quest’ultima lo Stato è solo una forma senza contenuto, e fare delle riforme al servizio del popolo !

DANILO ZONGOLI