17. nov, 2016

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17. nov, 2016

ELEZIONI PRESIDENZIALI IN MOLDAVIA

C’E’ DEL MARCIO IN BESSARABIA : ELEZIONI MANIPOLATE, OLIGARCHI E NEGAZIONE DELL’IDENTITA’ NAZIONALE

 La Bessarabia, oggi Repubblica Moldova, rappresenta la parte orientale della Moldavia; mentre il resto rimane alla Romania ad eccezione di una piccola parte la Bucovina del Nord, che, attualmente fa parte dell’Ucraina. Non essendo questa la sede per affrontare la storia di questa regione diciamo solo che viene occupata dai russi nel 1812, liberata dai romeni dopo la grande Guerra e infine rioccupata dai sovietici nel 1940 e nel 1944. I sovietici creano uno stato fantoccio la repubblica federativa Socialista Sovietica Moldava.

Finalmente la Bessarabia diventa indipendente nel 1991, dopo la creazione di un movimento di Rinascita nazionale Romena. Il nuovo governo ripristina la lingua romena, il tricolore romeno e i legami con Bucarest.

Ma i conti con il passato non sono chiusi. Sebbene i romeni rappresentino la maggioranza assoluta della popolazione la sinistra post sovietica riprende il potere nel 1994. Definisce la lingua romena moldavo con grafia latina, Stalin si inventa il moldavo ovvero il romeno scritto in cirillico, che semplicemente non esiste è il romeno.

Fosse solo questo ! Il potere dal 1994 viene gestito da vari oligarchi legati ad uomini di affari russi, la popolazione è ridotta in miseria e la corruzione dilaga. Quindi nel 2001 stravince le elezioni il partito dei comunisti di Vladimir Voronin. Molti sognano un ritorno al periodo sovietico che pure stato disastroso in Bessarabia, ricordiamo i deportati solo per essere romeni la grande fame indotta dagli occupanti sovietici per punire il fiero popolo romeno, contro la giungla del liberismo selvaggio. I comunisti, ormai diventati proprietari e oligarchi non si sognano nemmeno di statalizzare l’economia. Il presidente Voronin si accorda con il FMI e per un certo periodo dà vita a una sorta di comunismo colorato ovvero filoccidentale. Il ministro dell’economia di Voronin è Igor Dodon, un economista non iscritto al partito ma eletto nelle file dei comunisti. I comunisti di ieri si trasformano nei capitalisti del domani. Visto il fallimento dei suoi governi, prima delle elezioni dell’aprile del 2009 Voronin si schiera di nuovo con Putin giocando la carta geopolitica, nel momento in cui inizia il risveglio romeno soprattutto nei giovani. Si organizzano numerose marce per chiedere la riunificazione con la Romania. Le elezioni del 9 aprile 2009 vedono ancora una volta la vittoria dei comunisti che però non hanno il quorum per eleggere il presidente e sono costretti alle elezioni anticipate. La gioventù romena scende in piazza per chiedere la GIUSTIZIA SOCIALE e L’UNIONE CON LA ROMANIA. Ricordiamo che questa è la terra dove si sviluppa il movimento legionario di Corneliu Codreanu. Sembra di vedere rinascere dopo tanti anni lo spirito legionario il SOCIALISMO NAZIONALE CRISTIANO di cui parla il capitano e che ovviamente nulla ha a che fare con l’attuale partito socialista moldavo. La reazione della polizia è bestiale e ricorda il truce periodo sovietico. Torture nei commissariati, morti e feriti. Il sangue non scorre invano. I comunisti sono costretti, con le nuove elezioni all’opposizione. Viene eletto presidente del parlamento e capo provvisorio dello Stato Mihai Ghimpu, fratello dell’eroe nazionale Gheorghe Ghimpu. Purtroppo le cose non vanno bene. Il governo di coalizione della Alleanza per l’integrazione europea, composto da liberali, liberal democratici del primo ministro Vlad Filat e il partito democratico dell’ex comunista Marian Lupu ma in realtà guidato dal discusso miliardario Vlad Plahotniuc non riesce a sconfiggere né la corruzione né la povertà. Igor Dodon esce dal partito comunista per fondare il partito socialista. Dodon è fortemente antiromeno è legato a discussi uomini di affari russi e propone di mettere fuori legge gli unionisti. Le elezioni presidenziali sono previste per il 2016 a suffragio universale. Ci sono parecchi candidati ma fin dall’inizio i poteri forti, che sono determinati nella manifestazione del consenso, puntano su due soli candidati Maia Sandu e Igor Dodon.

Maia Sandu è una giovane donna di orientamento tecnocratico ex ministro dell’Istruzione, secondo alcuni legata al discusso finanziere Soros, che fonda un nuovo partito Il PAS partito di azione e solidarietà.

La campagna della signora Sandu si basa su una politica anticorruzione. Quando ricopre l’incarico di ministro dell’istruzione fa collocare delle telecamere durante gli esami di maturità. Il numero dei bocciati aumenta notevolmente. Afferma come ho fatto ordine all’esame di Stato lo farò nella vita politica e accusa Dodon di essere corrotto e colluso con l’oligarca Plahotniuc. Questa campagna .come scrive Dan Dungaciu Direttore dell’Istituto di scienze politiche relazioni e internazionali dell’Accademia Romena si dimostra, in parte, inefficace. Infatti Dodon ha buon gioco nel dire che da sette  anni è all’opposizione mentre la sua rivale è stata proposta da Vlad Filat ex primo ministro condannato, in primo grado, per corruzione ed è stata per diversi anni al governo appoggiata anche da Plahotniuc. Poi l’eventuale tangente per corruzione prese da alcuni professori, in un paese dove con il normale stipendio non si riesce a sopravvivere, sono da stigmatizzare ma i fatti gravi sono quelli relativi al miliardo rubate da alcune banche proprio dal governo di cui lei ha fatto parte. La Signora Sandu nega ogni coinvolgimento e afferma che Dodon ha forti legami con gli oligarchi. Inoltre a differenza del candidato Mihai Ghimpu che sostiene l’unione con la Romania è molto tiepida su questo tema. Ghimpu lancia lo slogan uniti per l’unificazione coadiuvato da un gruppo di militanti come il giovane deputato Alina Zotea. L’unionismo avrebbe potuto essere utilizzato meglio, per esempio dimostrando che in Romania gli stipendi sono più alti, che l’integrazione con la Romania giova al turismo, all’economia e un altro errore e l’insufficienza della tematica sociale. Infatti la candidata Maia sandu afferma che i salari saranno più alti ma non spiega come a parte un riferimento all’Unione Europea  I giochi sono ormai fatti e arrivano al ballottaggio Dodon in notevole vantaggio, vicino alla maggioranza assoluta, e Maia Sandu. La popolazione di etnia romena si mobilita in modo commovente contro Dodon che vuole cancellare la storia dei romeni dalle scuole ogni traccia della cultura dei loro avi. I romeni di Bessarabia all’estero si sottopongono, presso i consolati, a code interminabili, ma in molti casi le schede elettorali sono finite e migliaia di cittadini dopo avere affrontato code estenuanti non possono votare. Inoltre non mancano casi sconcertanti anche nei seggi in Repubblica Moldova. Tanto è vero che i voti sono stati ricalcolati e il vantaggio del “Presidente” Dodon si è assottigliato ancora di più. Questi episodi, visto l’’esiguo vantaggio di Dodon, fanno pensare che i brogli elettorali sono stati determinanti. I nazionalisti romeni hanno convocato una manifestazione di protesta domenica 20 novembre nella piazza della Grande Assemblea Nazionale a Chisinau. Si respira un clima, per fare un riferimento noto a noi italiani, simili a quello delle radiose giornate di maggio del 1915, quando il popolo e soprattutto i giovani marciarono contro il parlamento per difendere la Nazione. I giovani romeni possono ripetere le atmosfere magiche del ponte dei fiori , quando accorrono romeni da entrambi le sponde del Prut, il fiume che segna il confine ingiusto e angusto tra la Romania e la Moldavia e il ponte sul Prut diventa un ponte di fiori. Ognuno è artefice del proprio destino ! La Bessarabia può attraverso la piazza annullare l’ingiusto destino che ha dovuto subire e riprendersi la GIUSTIZIA SOCIALE E LA NAZIONE : OVVERO LA ROMANIA !

DANILO ZONGOLI